Optime: un punto di riferimento autorevole e rispettoso dei ruoli

Nuovi associati e due importanti accordi: con la Guardia di Finanza, a tutela delle imprese, e con la SIAE, per la musica nei negozi. L’intervista al Presidente Davide Rossi.

L’Assemblea Generale della Federazione Optime – Osservatorio per la Tutela del Mercato dell’Elettronica in Italia – svoltasi a fine luglio a Milano, è stata l’occasione per incontrare il Presidente Davide Rossi. Con lui abbiamo parlato dell’attività e dei successi raggiunti negli ultimi mesi, gettando anche lo sguardo sui prossimi obiettivi. Perché molto è stato fatto ma tanti sono gli argomenti ancora all’ordine del giorno.

È soddisfatto dell’attività di Optime in questo nuovo anno?

Direi che non potrei essere più contento. Optime continua a portare a bordo nuovi associati, l’ultimo dei quali è Verimatrix, una società franco-americana che si occupa di cybersecurity. L’azienda ha partecipato come osservatore alla nostra ultima assemblea e ne è rimasta talmente entusiasta da aver subito presentato la richiesta di adesione, che sarà accettata dal prossimo consiglio direttivo. Ma al di là della soddisfazione per l’entrata di un nuovo associato, fa piacere constatare che tutti si stanno rendendo conto che un settore così importante come quello dell’elettronica di consumo ha bisogno di una figura indipendente, inclusiva e trasparente che non sia pubblica e abbia la capacità di interfacciarsi con le istituzioni in maniera neutrale, seria, autorevole, rispettosa dei rispettivi ruoli. Questo è Optime oggi.
Ovviamente non vogliamo sostituirci né alla Guardia di Finanza, né alla Magistratura, nè agli enti di controllo, ma il nostro ruolo è cresciuto nel tempo. Da Associazione e Federazione siamo diventati un ente a gestione privata di rappresentanza del settore nel suo complesso. Anche l’adesione di Applia Italia, in coordinamento con Confindustria, avvenuta lo scorso anno, ha rappresentato un momento importante e ci ha fatto fare un salto di qualità.

Un ulteriore salto di qualità lo avete annunciato in occasione della vostra assemblea…

Si tratta di un protocollo di intesa innovativo siglato con la Guardia di Finanza a Tutela Dell’Economia Legale e dei Distretti Industriali.

L’associazione di categoria degli imprenditori, della distribuzione, dell’industria e del commercio e artigianato, i sindacati e la magistratura, insieme con la Guardia di Finanza collaboreranno per creare un clima di maggiore fiducia nelle istituzioni da parte di tutti gli imprenditori. In questo modo, quando un imprenditore avrà un problema, invece di rivolgersi da solo alla Magistratura, cosa che lo potrebbe esporre a rischi di ritorsioni, avrà una figura istituzionale in grado di agire da filtro e da collettore delle sue domande. Questo nuovo ruolo ci trasforma in una sorta di ente di interesse collettivo o istituzionale.

Ogni segnalazione sarà vagliata e trattata con un rapporto diretto con il Comando della Guardia di Finanza, nella fattispecie con il nucleo operativo dell’Emilia Romagna, a cui è stato affidato il compito di creare un’intelligence che si dirama su tutto il territorio.

In generale ritiene che il mercato si sia un po’ ripulito, grazie alle vostra iniziative, da quei tentativi di truffa, soprattutto online, perpetrati con frequenza fino a qualche anno fa?

Siamo felici di aver fatto la nostra parte, ma devo dire che anche il consumatore oggi è più attento. Certo, senza i numerosi interventi del passato i soggetti malintenzionati avrebbero potuto pensare a questo come a un settore su cui concentrare le attenzioni. E ciò invece non è accaduto. La ragione per cui un settore si tutela è anche quella di far capire ai truffatori che la soglia di attenzione è alta.

A tale proposito ricordo l’importante azione che abbiamo messo in atto a contrasto degli attacchi notturni ai punti vendita. Ci prendiamo il merito di aver sollevato il tema ai massimi vertici istituzionali. Siamo stati ricevuti al Viminale dal sottosegretario agli Interni Nicola Molteni, che poi ha diramato una circolare alla Polizia per aumentare la vigilanza su tutti i nostri punti vendita. E da quel momento il fenomeno è stato arginato.

Direttiva omnibus: come sta funzionando? Le sembra sia sostanzialmente rispettata?

Penso che in Italia abbiamo fatto un grande lavoro, con un documento che integra e amplia le FAQ ministeriali e propone un vademecum per le nostre imprese che, osservo con piacere, stanno manifestando una buona linearità di comportamento.

Nel 2024 ci sarà il primo “fitness check” con alcune proposte di revisione. Avremo un incontro a settembre con gli autori della direttiva ossia con la Direzione Generale Giustizia della Commissione europea. E da qui partirà il fine tuning. Nel complesso la direttiva è chiara e rispettata.

C’è forse un’unica cosa che non funziona, soprattutto su qualche piattaforma internazionale, dove viene barrato il prezzo consigliato e viene posto accanto quello attuale. Noi riteniamo che anche in questo caso ci debba essere il prezzo precedente degli ultimi 30 giorni.

Girando per le vetrine direi comunque che nel nostro settore vi è un buon rispetto delle norme. La direttiva nasce soprattutto per smontare alcuni fenomeni presenti soprattutto in altri settori rispetto al nostro, come quello dell’abbigliamento, in cui sembrava che alcuni beni fossero venduti con ribassi enormi rispetto al reale andamento dei prezzi nel tempo. In questo senso ha funzionato. Nell’elettronica di consumo questo fenomeno era già marginale: i prezzi dei prodotti sono ben conosciuti dal consumatore, spesso omologati in tutta Europa, le offerte molto simili fra loro e il pubblico di riferimento è competente e preparato.

Nel suo ruolo di Direttore Generale e Consigliere di Aires (l’Associazione Italiana Retailers Elettrodomestici Specializzati, che riunisce le principali catene e i maggiori gruppi attivi nella vendita di apparecchiature elettriche ed elettroniche in Italia) ha anche affrontato la vicenda SIAE, cercando di ottenere le migliori condizioni per la diffusione della musica nei punti vendita. A che punto siamo?

Il dialogo con la Siae è stato cordiale e costruttivo e a settembre sigleremo un accordo speciale riservato ai rivenditori di elettronica di consumo. Siamo riusciti a far comprendere la particolarità del nostro settore e dei nostri negozi, che differiscono dai bar, dai ristoranti o dai negozi di abbigliamento, dove le persone rimangono per più tempo, per cenare o per provare un abito, e la musica riveste un ruolo più profondo e avvolgente.

Nell’elettronica la musica è meno importante, il cliente si trattiene meno sul punto vendita. E infatti l’approccio è cambiato.

La cifra sarà commisurata alla pedonabilità e alla presenza delle persone e non più, come un tempo, a un approccio che prendeva in considerazione il numero delle fonti che emettevano musica all’interno di una superficie. La Siae ha capito perfettamente che, nella maggior parte dei casi, cito ad esempio l’esposizione dei Tv, si tratta di musica che proviene da più apparecchi vicini, spesso sovrapposta e confusa. È a tutti gli effetti una diffusione destinata alle prove tecniche dei prodotti.

In questi giorni si parla tanto di estendere il canone Tv a dispositivi come gli smartphone. Lei cosa ne pensa?

Non mi sembra una buona idea. Penso che meno la tecnologia viene tassata meglio è per tutti. Si parla tanto di innovazione e digitalizzazione: questi prodotti aiutano i rapporti fra persone e offrono tante semplificazioni: si pensi ad esempio alla possibilità di apporre la firma digitale a distanza, con risparmio di tempo, spostamenti, emissioni di Co2. Ogni strumento che rende più facile la nostra vita e i rapporti fra imprese dovrebbe essere tutelato, non tassato.

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