Google ha prodotti e software da primo della classe, ma ora deve prendersi il mercato

Dall’atteso keynote di Google, che si è tenuto nella serata di ieri, abbiamo ricavato una serie di conferme: la tecnologia dei prodotti di Big G è di altissima qualità e i suoi smartphone, ancora una volta e mai come ora, indicano la strada a tutti i produttori Android. C’è di più, molte funzioni dell’intelligenza artificiale di Gemini sono prima testate dall’azienda di Mountain View e poi offerte nella loro completa maturità ai principali brand produttori di telefoni. A volte, come accaduto sui Samsung S24, ancora prima di essere integrate nei dispositivi della casa.

Le vendite di Pixel nel mondo

Ma facciamo un passo indietro e guardiamo alle performance dello scorso anno degli smartphone Pixel facendoci aiutare dai dati pubblicati ieri da Canalys. Gli smartphone di Google hanno conquistato solo l’1,0% di quota di mercato. Google ha spedito poco meno di 11 milioni di smartphone nel 2023. L’1,0% degli 1,1 miliardi di smartphone distribuiti in tutto il mondo.

Tanto? No. Poco? Ni. Google si è concentrata su alcuni mercati chiave, in cui ha investito in modo significativo, con pesanti campagne marketing: Stati Uniti, Giappone, Germania e Regno Unito. Il Giappone è finora il Paese che ha risposto meglio: qui Google è stato il secondo brand per market share con una quota del 12% nel primo semestre del 2024. Ma gli altri mercati? La prossima spinta, probabilmente, si vedrà in India.

Cambio di passo

La verità è che la strategia di Google con i Pixel è cambiata da pochi anni. Se prima infatti i Pixel erano considerati un po’ lo stato dell’arte del mondo Android, smartphone da ammirare come esercizio tecnologico più che come prodotti da comprare, oggi Google sta facendo sul serio, con prodotti di una qualità sopraffina con un’integrazione hardware-software invidiabile. Non venderli ieri poteva rientrare in un progetto comprensibile. Non venderli oggi è un peccato mortale oltre a una strategia non più sostenibile. Deve cambiare la politica commerciale, perché la sostanza c’è tutta, ed è abbastanza per stendere tutti i concorrenti in un colpo solo. Ma c’è tanto fine tuning da fare. Basta guardare agli accordi di vendita nel nostro Paese: quelli con Vodafone e Unieuro, giustamente annunciati in pompa magna, non hanno restituito la spinta sperata. Bene, ma non benissimo ci verrebbe da dire. E la quota di mercato è ferma.

L’augurio è che il nostro mercato possa ripartire celermente, anche se la lentezza della penetrazione dei Pixel non è una variabile solo del nostro Paese. Ci sono molti mercati dove Google ancora rincorre: Cina continentale, gran parte del Sud-est asiatico, America Latina, Medio Oriente e Africa. Un punto debole, ma anche una straordinaria opportunità di crescita.

La famiglia Pixel 9 punto di svolta

Lo abbiamo detto più volte in passato ma oggi lo ripetiamo con maggiore convinzione: la nuova famiglia dei Pixel 9 ha tutto quello che serve per accelerare, sia dal punto di vista hardware sia da quello software, dove l’AI di Gemini permea tutte le funzioni più importanti dei telefoni. E Google non può più attendere per fare il grande passo. Sono lontani i giorni in cui non bisognava disturbare troppo da vicino i grandi marchi clienti. Oggi i team di Android e Google lavorano insieme e non sono più due realtà separate e quasi distinte, e lavorano anche per offrire prodotti e servizi ai partner. E poi, c’è un’altra opportunità golosissima: quella di andare a battagliare sul terreno di iOS, che in Europa è un po’ all’angolo e rallenterà fisiologicamente lo sviluppo. Ed è in forte ritardo con la sua AI. Non a caso, Rick Osterloh – Senior Vice President, Platforms & Devices di Google – ha voluto esordire con una battuta al veleno: «Di recente abbiamo assistito a tanti lanci con così tanti “coming soon”», una frase rivolta alle recenti presentazioni di Apple che ha continuamente spinto in là la data di messa su strada dei suoi annunci.

Anche la scelta di accettare il rischio di fare tante demo live durante la presentazione (non tutte particolarmente illuminate e non tutte perfettamente riuscite) riflette però la fiducia nell’affidabilità delle nuove implementazioni software fatte da Google.

Il portfolio prodotti si amplia

Se da un lato Google ha voluto, giustamente, sottolineare i passi avanti fatti da Gemini e la sua più ampia disponibilità per chi acquisterà un Pixel 9, dall’altro l’azienda di Sundar Pichai non deve correre il rischio di “dimenticarsi” dell’hardware, a volte un po’ troppo assente dalla presentazione di ieri. Perché i consumatori, prima di tutto, guardano allo smartphone e, con tutto il rispetto per i progressi di Gemini, non saranno le funzioni mostrate ieri, almeno per ora, a calamitare l’acquisto sul punto vendita.

Infine, il portfolio si amplia: ci sono due smartphone con schermo da 6,3 pollici (il Pixel 9 e il Pixel 9 Pro) e uno con diagonale da 6,8 pollici, il Pixel XL. Un’ulteriore differenziazione che assicura a Google una gamma di prodotti di alto valore, comparabile a quella di Apple. La scelta è ancora più ricca.

Ora serve una scossa nella politica commerciale. Il passo più difficile per Google.

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