Lo scorso 2 aprile il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato l’imposizione di dazi nei confronti di 57 Paesi.
In alcune di queste nazioni si trovano i principali centri di produzione dei grandi brand di smartphone che dominano il mercato: Apple, Samsung e Motorola solo per nominarne tre.
Il Vietnam, ad esempio, è fra le nazioni più colpite e dovrà affrontare dazi del 46% sulle sue esportazioni verso gli Stati Uniti. Una misura che colpirà fortemente Samsung, poiché proprio qui il chaebol di Seul produce oltre il 60% dei suoi smartphone.
Altri marchi, come Apple e Motorola, dipendono fortemente dalla produzione in Cina, che ora sarà soggetta a un dazio del 104%. Insomma, tutti i principali brand rischiano di essere colpiti dalle nuove misure economiche e stanno iniziando a cercare soluzioni per correre ai ripari e minimizzare in qualche modo l’impatto negativo.
Con un’ennesima mossa a sorpresa, il Presidente degli Stati Uniti – nella serata di ieri – ha sospeso l’imposizione dei dazi per 90 giorni, ma non ai Paesi che avevano a loro volta risposta con contro-sazi, come ad esempio la Cina.
Vediamo dunque quali potrebbero essere le conseguenze per il settore degli smartphone.
I produttori più in difficoltà
Alcuni analisti hanno cercato di calcolare quali potrebbero essere le ripercussioni dei dazi sul prezzo di un iPhone, affermando che il valore dello smartphone di Apple potrebbe impennarsi fino a 2.300 euro.
Una valutazione, tuttavia, che sembra un po’ frettolosa. Apple, fra le aziende colpite dai dazi, è infatti l’azienda con la marginalità maggiore, quella dunque in grado di assorbire meglio i maggiori costi tariffari, senza dover per forza trasferirli ai suoi utenti finali. Certo, l’aumento dell’inflazione e il peggioramento della fiducia dei consumatori potrebbero portare a un indebolimento della domanda.
In una posizione diversa è Samsung: può contare su una minore marginalità ma ha una significativa capacità produttiva in India, regione meno colpita dai dazi di Trump, con il 26%. In teoria potrebbe spostare la produzione dal Vietnam all’India in modo più rapido di altri produttori. L’azienda ha già due stabilimenti in India e uno di questi presenta una capacità produttiva in eccesso che può essere ampliata.
Motorola, che fa affidamento su produttori cinesi e partner logistici internazionali, si trova in una posizione relativamente meno pesante, in quanto potrebbe trarre vantaggio dallo spostamento di una maggiore produzione in Brasile (Paese che ha ottenuto il dazio più basso – 10% – e che è anche uno dei suoi mercati più grandi) e in India.
L’assist
In un quadro così complesso e ancora incerto, c’è un’azienda, a lungo bistrattata proprio da Trump e dagli States, che potrebbe trarre guadagno dall’imposizione dei dazi e dalle difficoltà dei suoi concorrenti: è Huawei. La mossa dell’amministrazione americana potrebbe quindi diventare un boomerang per i principali colossi di casa e, allo stesso tempo, rappresentare un inaspettato quanto involontario assist al vecchio nemico cinese, che potrebbe sfruttare al massimo la strategia di indipendenza tecnologica dall’America percorsa in questi ultimi anni. L’azienda di Shenzhen, infatti, ha investito molto nel suo ecosistema di prodotti e servizi, sviluppando alternative ai sistemi occidentali, come HarmonyOS Next, che non dipende più da Android. Huawei sta riconquistando (grazie soprattutto ai successi sul mercato interno) una posizione di leadership nel segmento degli smartphone.
È ancora rallentata dalle sanzioni derivanti dall’iscrizione nella Entity List, ossia nella lista delle aziende che non possono intrattenere rapporti commerciali con società americane, ma sembra aver sviluppato tutti gli anticorpi per non dover più dipendere dai mercati esteri. Un grandissimo vantaggio in una tale situazione.
I suoi avversari non staranno a guardare. L’imposizione dei dazi è stata improvvisa, ma non del tutto inaspettata e molti produttori avevano cominciato a esplorare misure alternative. Tuttavia, la soluzione definitiva, cioé il trasferimento delle basi di produzione, richiede investimenti e tempo, non si può realizzare in una notte. Non ci sono soluzioni in grado di fornire sollievo a breve termine. E nel frattempo, proprio Huawei potrebbe compiere un altro balzo in avanti, ridisegnando nuovamente il panorama del mercato mobile.